Bagan, un luogo da non perdere in Birmania

Bagan, situata sulle rive del fiume Ayeyarwady (Irrawaddy), ospita la più grande e densa concentrazione di templi buddisti, pagode, stupa e rovine del mondo, molti dei quali risalenti all'XI e XII secolo. La forma e la costruzione di ogni edificio è molto significativa nel buddismo, con ogni componente che assume un significato spirituale. Siamo in Birmania, una nazione senza tempo ancora preservata dal turismo di massa.

Ciò che rende i templi con un aspetto romantico è il processo di invecchiamento aggraziato. L’erosione ha eliminato il rivestimento in stucco dei templi per rivelare i blocchi strutturali in mattoni con la sua patina color ruggine, rossastra e talvolta dorata come se fosse colpita dai raggi del sole. L'erosione è una minaccia significativa per questa zona, non solo il vento che intacca gli intonaci degli edifici ma anche l'acqua del potente fiume Ayeyarwady è una costante minaccia per le sponde del fiume. La forte corrente del fiume ha già spazzato via metà dell'area di Old Bagan, un tempo un’enclave di forma rettangolare protetto da un muro perimetrale.

Un’immagine di Bagan in grado di attirare sempre più turisti è lo skyline del sito orlato di guglia; qui gli stupa sfoggiavano uno sguardo cadente, coronato da sikaras argentati tempestati di brillantini; l'onnipresente coppia di feroci leoni di pietra fiancheggiano le porte dei templi; le sculture in legno a fasce spigolose e appuntite rivestono i livelli ascendenti dei tetti dei monastero; alte palme tinteggiate, bouganville ed alberi esotici regalano un atmosfera particolare al paesaggio arido e alle rovine abbandonate; scoiattoli scorrazzando giocosamente e acrobaticamente sui muri e sui frontoni dei templi; carrozze trainate da cavalli trasportano pigramente i turisti a bocca aperta.

 

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